Night Rider
Night Rider
c'era chi ci ha invocato e dunque eccola, la vera storia dei:
Night Riders (novel by Wolf_orso)
?Dai allora si parte!?
?Big Tony? ha appena finito di sistemare il bagaglio sulla parte posteriore della sella. Accanto c?è Max ?Souldancer? e Alex ?Wolf_orso? anch?essi sulla moto pronta per il viaggio. Tutt?intorno il solito caos di fine giornata nel parcheggio di un supermercato, auto che ripartono stracariche di tutto quel superfluo che fa da inutile cornice al necessario, gente stressata, bambini piangenti, stranieri stralunati alla fine del lavoro di giornata, il crepuscolo che inesorabile segna il passo.
Si avviano i motori e quell?istante che separa il sommesso brusio di una città dal più fragoroso boato scompare sotto i colpi inferti da tre coppie di marmitte rigorosamente aperte.
Sono da poco passate le 7,30 post meridiane e i tre si stanno avviando per il loro viaggio, quel frangente ancora ignoto che li separa dal punto di partenza, Torino, piedi delle Alpi, ad un letto, una doccia calda, un pasto decente e i loro fratelli su due ruote, laggiù in mezzo all?appennino bolognese, Loiano, per noi ?Loiangeles?.
Triumph Bonneville, bicilindrico frontemarcia, 790 centimetri cubici, carburatori Kehin insieme a tutto il resto: le tre moto pur essendo le stesse, componenti, meccanismi, lubrificanti in parti uguali, ma uguali proprio non sono, ognuna con il proprio carattere, il profilo, la propria anima, come chi ci sta seduto sopra.
I motori s?avviano, s?innesta la prima con il solito rumore d?ingranaggi che s?incastrano e poi, con malcelata lentezza, le tre moto s?inseriscono nel traffico. E giusto allora si va, per un istante, con la mente, a quella sera, persa tra le nebbie alcoliche, qualche sigaretta ben girata e un troiaio di cazzate quando si pianificava il viaggio, che di autostrada proprio non se ne voleva fare, quell?insopportabile nastro asfaltato e dritto, morte di ogni voglia, declino di una piega, quel nulla tra due mete. Così è deciso e nonostante Marco, ?Zip?, il Presidente, all?ultimo, non ci possa seguire noi si va, memori di ciò che è stato nei viaggi precedenti, fatti di curve, tornanti e qualche sosta di troppo.
Il traffico di quello scorcio di città fagocita in pochi secondi le tre motociclette, mentre i loro conducenti si destreggiano per lasciarsi quei palazzi alle spalle il prima possibile.
Night Riders (novel by Wolf_orso)
?Dai allora si parte!?
?Big Tony? ha appena finito di sistemare il bagaglio sulla parte posteriore della sella. Accanto c?è Max ?Souldancer? e Alex ?Wolf_orso? anch?essi sulla moto pronta per il viaggio. Tutt?intorno il solito caos di fine giornata nel parcheggio di un supermercato, auto che ripartono stracariche di tutto quel superfluo che fa da inutile cornice al necessario, gente stressata, bambini piangenti, stranieri stralunati alla fine del lavoro di giornata, il crepuscolo che inesorabile segna il passo.
Si avviano i motori e quell?istante che separa il sommesso brusio di una città dal più fragoroso boato scompare sotto i colpi inferti da tre coppie di marmitte rigorosamente aperte.
Sono da poco passate le 7,30 post meridiane e i tre si stanno avviando per il loro viaggio, quel frangente ancora ignoto che li separa dal punto di partenza, Torino, piedi delle Alpi, ad un letto, una doccia calda, un pasto decente e i loro fratelli su due ruote, laggiù in mezzo all?appennino bolognese, Loiano, per noi ?Loiangeles?.
Triumph Bonneville, bicilindrico frontemarcia, 790 centimetri cubici, carburatori Kehin insieme a tutto il resto: le tre moto pur essendo le stesse, componenti, meccanismi, lubrificanti in parti uguali, ma uguali proprio non sono, ognuna con il proprio carattere, il profilo, la propria anima, come chi ci sta seduto sopra.
I motori s?avviano, s?innesta la prima con il solito rumore d?ingranaggi che s?incastrano e poi, con malcelata lentezza, le tre moto s?inseriscono nel traffico. E giusto allora si va, per un istante, con la mente, a quella sera, persa tra le nebbie alcoliche, qualche sigaretta ben girata e un troiaio di cazzate quando si pianificava il viaggio, che di autostrada proprio non se ne voleva fare, quell?insopportabile nastro asfaltato e dritto, morte di ogni voglia, declino di una piega, quel nulla tra due mete. Così è deciso e nonostante Marco, ?Zip?, il Presidente, all?ultimo, non ci possa seguire noi si va, memori di ciò che è stato nei viaggi precedenti, fatti di curve, tornanti e qualche sosta di troppo.
Il traffico di quello scorcio di città fagocita in pochi secondi le tre motociclette, mentre i loro conducenti si destreggiano per lasciarsi quei palazzi alle spalle il prima possibile.
part 2.
Le prime curve. Su per la collina che da sempre domina la città si dipana il reticolo di strade che tra curve, piccoli tornanti e qualche dosso porta le tre moto verso la pianura, da lì il vero viaggio. Alle loro spalle i tre motociclisti si lasciano gli ultimi scampoli di luce, e passato il crepuscolo, il buio comincia ad avvolgere i motori.
Pecetto, Chieri, Villanova. L?ora della cena canonica è già lontana e, tutto sommato, uno stomaco pieno, anche in piena notte, aguzza la vista e rilassa i nervi. La prima sosta è proprio lì, nella città del palio più antico anche se meno pregiato, Asti. La locanda è di strada, giusto intermezzo per studiare le cartine.
Passa il tempo della cena, un po? meno quello della strada che ancora attende i tre motociclisti. Dopo la città li attende la pianura, lunga, larga, costante e un po? monotona. Le tre moto s?infilano nel buio ma c?è un occhio che le scruta lassù, dall?alto, un occhio che sa di femmina, di amori consumati e di ore struggenti passate tra le lenzuola: è la luna che ci fa compagnia, che ci accompagna lungo la strada e riunisce i nostri pensieri. E? una compagna strana, che fa capolino qualche volta tra gli alberi che costeggiano la strada, e che pare accompagnare il veloce andare delle moto, sembra una mano amica appoggiata sulla spalla, un placido consenso a quella strana situazione.
Il viaggio procede tranquillo, l?aria fresca tiene desta l?attenzione, e qualche deviazione per ritrovar la strada serve giusto per non farsi indurre in tentazione dalla banalità. La pianura in fondo non è altro che un tiepido contenitore che collega i monti alle colline e dopo Alessandria la statale dei Giovi è il giusto premio di tutti quei rettilinei.
Una sigaretta e si riparte, e finalmente la strada ci sorride, nascondendosi tra i tornanti, mostrandosi ma non troppo. Buio e poi ancora luna, piega a sinistra e un po di umidità, svolta a destra e poi laggiù ecco finalmente Genova già dormiente.
Un vento caldo s?insinua tra le aperture del casco e ci rimanda il nostalgico odore di mare, un vento malandrino che gioca a nascondersi tra i palazzi, ora appena un sussurro, ora una folata improvvisa che fa sobbalzare.
La città dorme, la notte già ben fonda, ma nell?irreale silenzio di quel mentre ci s?immagina il caos di ogni giorno, che fa perdere la pazienza, che fa intristire il viaggio, che regala un po di nostalgia come ogni città che sembra abbracciare il mare. E poi quel giro notturno sulla sopraelevata, gioco un po? inconsapevole e molto vietato che però ci spara sull?Aurelia, quell?Aurelia croce e delizia di ogni spostamento di riviera, che si regala ai tre in tutta la sua splendida libertà dalle auto.
Vuota, silenziosa, stranamente rassicurante, la statale 1 si lascia cavalcare inconsapevole, donando, per qualche istante che pare senza fine, una strana sensazione di libertà, di freschezza, di assenza.
La riviera si srotola sotto le gomme delle Triumph, un paese via l?altro, Bogliasco, Camogli, Santa Margherita, Rapallo, Recco, Chiavari e Sestri Levante. Ed è qui che i tre lasciano l?Aurelia. La strada è quella che porta al passo del Bracco.
Ma la notte è tanto profonda quanto la stanchezza che, maldestra, fa capolino in tutti i tre i motociclisti. Urge trovare un luogo riparato per qualche ora di sonno, assolutamente necessaria. Delle case in costruzione potrebbero essere un ottimo riparo per la pioggia già imminente, ma forse, un po? più in là c?è un posto migliore.
Qualche curva, un paio di tornanti, poi un insegna, ?Agriturismo?, qualche terrazza con gli ulivi. Quale miglior riparo per la notte, o quel che ne rimane.
Le bonnie s?arrampicano senza problemi sul quel tratto di sentiero, giusto quanto basta per raggiungere la prima terrazza. Perfetta. Si stende il telo, s?aprono i sacchi e finalmente ci si stende a riposare. Pochi istanti e, cielo bastardo, ecco le prime gocce ad annunciare che, forse, ancora non è tempo di dormire, ma è uno scherzo maligno. Passano anche quelle e un paio d?ore di sonno, tutto sommato scorrono veloci, così come i pensieri, gli odori degli ulivi, i rumori della notte.
E? il tempo del rimestare tra i ricordi, del meditare, del navigare con la fantasia, quel frangente oscuro che si crea tra la veglia e il sonno, quella terra di nessuno dove, a volte, ci si trasforma in cavalieri della notte, dove si assediano castelli, li si conquista, si combattono draghi e li si sconfigge e poi, esausti, ci si abbandona al sonno rigeneratore.
Le prime curve. Su per la collina che da sempre domina la città si dipana il reticolo di strade che tra curve, piccoli tornanti e qualche dosso porta le tre moto verso la pianura, da lì il vero viaggio. Alle loro spalle i tre motociclisti si lasciano gli ultimi scampoli di luce, e passato il crepuscolo, il buio comincia ad avvolgere i motori.
Pecetto, Chieri, Villanova. L?ora della cena canonica è già lontana e, tutto sommato, uno stomaco pieno, anche in piena notte, aguzza la vista e rilassa i nervi. La prima sosta è proprio lì, nella città del palio più antico anche se meno pregiato, Asti. La locanda è di strada, giusto intermezzo per studiare le cartine.
Passa il tempo della cena, un po? meno quello della strada che ancora attende i tre motociclisti. Dopo la città li attende la pianura, lunga, larga, costante e un po? monotona. Le tre moto s?infilano nel buio ma c?è un occhio che le scruta lassù, dall?alto, un occhio che sa di femmina, di amori consumati e di ore struggenti passate tra le lenzuola: è la luna che ci fa compagnia, che ci accompagna lungo la strada e riunisce i nostri pensieri. E? una compagna strana, che fa capolino qualche volta tra gli alberi che costeggiano la strada, e che pare accompagnare il veloce andare delle moto, sembra una mano amica appoggiata sulla spalla, un placido consenso a quella strana situazione.
Il viaggio procede tranquillo, l?aria fresca tiene desta l?attenzione, e qualche deviazione per ritrovar la strada serve giusto per non farsi indurre in tentazione dalla banalità. La pianura in fondo non è altro che un tiepido contenitore che collega i monti alle colline e dopo Alessandria la statale dei Giovi è il giusto premio di tutti quei rettilinei.
Una sigaretta e si riparte, e finalmente la strada ci sorride, nascondendosi tra i tornanti, mostrandosi ma non troppo. Buio e poi ancora luna, piega a sinistra e un po di umidità, svolta a destra e poi laggiù ecco finalmente Genova già dormiente.
Un vento caldo s?insinua tra le aperture del casco e ci rimanda il nostalgico odore di mare, un vento malandrino che gioca a nascondersi tra i palazzi, ora appena un sussurro, ora una folata improvvisa che fa sobbalzare.
La città dorme, la notte già ben fonda, ma nell?irreale silenzio di quel mentre ci s?immagina il caos di ogni giorno, che fa perdere la pazienza, che fa intristire il viaggio, che regala un po di nostalgia come ogni città che sembra abbracciare il mare. E poi quel giro notturno sulla sopraelevata, gioco un po? inconsapevole e molto vietato che però ci spara sull?Aurelia, quell?Aurelia croce e delizia di ogni spostamento di riviera, che si regala ai tre in tutta la sua splendida libertà dalle auto.
Vuota, silenziosa, stranamente rassicurante, la statale 1 si lascia cavalcare inconsapevole, donando, per qualche istante che pare senza fine, una strana sensazione di libertà, di freschezza, di assenza.
La riviera si srotola sotto le gomme delle Triumph, un paese via l?altro, Bogliasco, Camogli, Santa Margherita, Rapallo, Recco, Chiavari e Sestri Levante. Ed è qui che i tre lasciano l?Aurelia. La strada è quella che porta al passo del Bracco.
Ma la notte è tanto profonda quanto la stanchezza che, maldestra, fa capolino in tutti i tre i motociclisti. Urge trovare un luogo riparato per qualche ora di sonno, assolutamente necessaria. Delle case in costruzione potrebbero essere un ottimo riparo per la pioggia già imminente, ma forse, un po? più in là c?è un posto migliore.
Qualche curva, un paio di tornanti, poi un insegna, ?Agriturismo?, qualche terrazza con gli ulivi. Quale miglior riparo per la notte, o quel che ne rimane.
Le bonnie s?arrampicano senza problemi sul quel tratto di sentiero, giusto quanto basta per raggiungere la prima terrazza. Perfetta. Si stende il telo, s?aprono i sacchi e finalmente ci si stende a riposare. Pochi istanti e, cielo bastardo, ecco le prime gocce ad annunciare che, forse, ancora non è tempo di dormire, ma è uno scherzo maligno. Passano anche quelle e un paio d?ore di sonno, tutto sommato scorrono veloci, così come i pensieri, gli odori degli ulivi, i rumori della notte.
E? il tempo del rimestare tra i ricordi, del meditare, del navigare con la fantasia, quel frangente oscuro che si crea tra la veglia e il sonno, quella terra di nessuno dove, a volte, ci si trasforma in cavalieri della notte, dove si assediano castelli, li si conquista, si combattono draghi e li si sconfigge e poi, esausti, ci si abbandona al sonno rigeneratore.
part 3
E? quasi l?alba e già l?aurora ci consiglia di levare quel campo improvvisato. Ci si riveste in fretta, si guarda il cielo e come si temeva, nulla di buono si preannuncia per il giorno. Si rianimano le moto e dopo qualche curva il bar di un paesino si trasforma in un oasi di piacere. Almeno un caffè caldo, una brioche prima di tuffarsi nella pioggia.
Naturalmente ciò che era temuto si rivela e le gocce cominciano a battere sui caschi. In quattro e quattr?otto ci si mette l?antipioggia e si riparte, sappiamo che saranno gesti assai ripetitivi in questo viaggio.
Eppure la strada potrebbe diventare agevole, anzi potrebbe diventare autostrada, li vicina, comoda, quasi rassicurante sotto la pioggia. Ma in questo viaggio non è contemplata quell?opzione, come sirene incantatrici, quelle curve, quei paesaggi, quell?andare rapidi da una posizione all?altra, per altro senza fretta, sono una tentazione troppo forte per osare contrastarla. Un?occhiata alla cartina, un?occhiata tra di noi e la decisione è presa. Si va, si prosegue, l?appennino e le sue strade ci ammalia, ci stordisce, scappa e si fa riprendere come una donna che si fa desiderare, che gioca a essere bambina, ma è tanto femmina da lasciar credere di esser preda quand?è invece predatrice.
Anche la direzione è decisa: si punta verso Aulla e poi in Garfagnana, a Castelnuovo di Garfagnana, per poi puntare al Passo delle Radici, più veloce a dirsi che a farsi, ma tant?è: quest?oggi la moto sorride e noi con lei.
L?andatura lesta, senza stress, conduce lungo strade senza traffico, tra il verde dei castagni e il bruno della roccia, che in taluni tratti sembra si apra per magia al nostro passaggio, e per un istante, ma molto breve, si ha come una sorta di timore a rombare per quei luoghi, che paiono troppo belli per essere ridestati dal nostro passaggio, ma troppo intensa la bellezza e la gioia di quei tratti per non doverli violare con il nostro andare. Pure la mente in quei frangenti è così leggera, affrancata dai tanti pensieri cupi di una vita quotidiana, e però sospesa in quel frangente dalla gioia.
Tre moto, tre amici, una strada, un percorso e una meta.
Anche il tempo sembra fare il tifo per noi e la pioggia pare essersi dimenticata di cadere, come sospesa, rendendo la strada che scorre ancora più bella.
Il percorso ci regala passaggi irripetibili e soste rigeneratrici. Quel lago in mezzo al nulla sembra l?oasi di refrigerio per la carovana assetata, c?è ancora un po? di sonno che ancora non se ne vuole andare; una boccata di fumo, qualche chiacchiera in libertà e si riparte con la giusta voglia.
Finalmente Castelnuovo si apre innanzi a noi e ancora il cielo s?intestardisce a ricordarci che ancora non è il tempo di riporre l?antipioggia. Qualche curva sulla via del Passo delle Radici e le poche gocce si trasformano in scrosci e grazie alle graziose foglie morte sparse sull?asfalto ci regala sensazioni di inverni passati quando scivolare sul ghiaccio era gioco d?equilibrio; e come un gioco d?equilibrio, vagamente più rischioso, le curve continuano a metterci in difficoltà. Poi, una nuova oasi nel grigio verde dell?autunno ormai imminente, una trattoria ci consiglia la sosta rigeneratrice.
Mai pausa fu più benvoluta e il sontuoso quanto genuino pranzo ci restituisce quella baldanza che in quegl?ultimi metri di salita ci era venuta un po? a mancare. E come scherzo del destino pure il cielo sembra volerci graziare con un?inattesa apertura delle nubi a regalare insperati raggi di sole.
E? un istante e già le moto rombano pronte a ripartire con la speranza di godersi finalmente caldo ristoratore e asfalto meno umido.
E così è. Finalmente, caldi nelle ossa e caldi nel motore ci regaliamo quell?intensa cavalcata che ci porta verso Modena. Un paese dopo l?altro, il bivio per l?Abetone, Pievepélago e poi ancora giù verso Pavullo, in una danza tra l?asfalto, gli alberi e il cielo azzurro, in una dolce nenia a quattro tempi. Ma come ogni attimo di gioia anche quegli istanti volgono al termine e il ritorno alla realtà, quella brusca, rude talvolta, è il ritrovarsi in coda dietro a Tir, auto e furgoni, dritti come fusi in direzione Modena.
Il balzo verso Bologna è solo noia e traffico, traffico, noia e i primi segni di stanchezza fisica e meccanica, che si fanno evidenti.
Poi la Porretana dove finalmente si comincia a intravedere la meta. S?arriva a Monzuno e Loiano, ?Loiangeles?, è là, basta scendere e risalire. Ancora curve e tornanti, tornanti e curve. E poi la meta, i primi amici che si fanno incontro, l?abbraccio, il calore di chi, senza banalità, osiamo chiamare fratello. E come cavalieri che di notte hanno viaggiato, ci lasciamo avvolgere da quel tepore.
E? il tempo della festa, è quello della musica e quel vecchio brano di Dick Dale, Night Rider, continua a rimbombarci nella testa.
E? quasi l?alba e già l?aurora ci consiglia di levare quel campo improvvisato. Ci si riveste in fretta, si guarda il cielo e come si temeva, nulla di buono si preannuncia per il giorno. Si rianimano le moto e dopo qualche curva il bar di un paesino si trasforma in un oasi di piacere. Almeno un caffè caldo, una brioche prima di tuffarsi nella pioggia.
Naturalmente ciò che era temuto si rivela e le gocce cominciano a battere sui caschi. In quattro e quattr?otto ci si mette l?antipioggia e si riparte, sappiamo che saranno gesti assai ripetitivi in questo viaggio.
Eppure la strada potrebbe diventare agevole, anzi potrebbe diventare autostrada, li vicina, comoda, quasi rassicurante sotto la pioggia. Ma in questo viaggio non è contemplata quell?opzione, come sirene incantatrici, quelle curve, quei paesaggi, quell?andare rapidi da una posizione all?altra, per altro senza fretta, sono una tentazione troppo forte per osare contrastarla. Un?occhiata alla cartina, un?occhiata tra di noi e la decisione è presa. Si va, si prosegue, l?appennino e le sue strade ci ammalia, ci stordisce, scappa e si fa riprendere come una donna che si fa desiderare, che gioca a essere bambina, ma è tanto femmina da lasciar credere di esser preda quand?è invece predatrice.
Anche la direzione è decisa: si punta verso Aulla e poi in Garfagnana, a Castelnuovo di Garfagnana, per poi puntare al Passo delle Radici, più veloce a dirsi che a farsi, ma tant?è: quest?oggi la moto sorride e noi con lei.
L?andatura lesta, senza stress, conduce lungo strade senza traffico, tra il verde dei castagni e il bruno della roccia, che in taluni tratti sembra si apra per magia al nostro passaggio, e per un istante, ma molto breve, si ha come una sorta di timore a rombare per quei luoghi, che paiono troppo belli per essere ridestati dal nostro passaggio, ma troppo intensa la bellezza e la gioia di quei tratti per non doverli violare con il nostro andare. Pure la mente in quei frangenti è così leggera, affrancata dai tanti pensieri cupi di una vita quotidiana, e però sospesa in quel frangente dalla gioia.
Tre moto, tre amici, una strada, un percorso e una meta.
Anche il tempo sembra fare il tifo per noi e la pioggia pare essersi dimenticata di cadere, come sospesa, rendendo la strada che scorre ancora più bella.
Il percorso ci regala passaggi irripetibili e soste rigeneratrici. Quel lago in mezzo al nulla sembra l?oasi di refrigerio per la carovana assetata, c?è ancora un po? di sonno che ancora non se ne vuole andare; una boccata di fumo, qualche chiacchiera in libertà e si riparte con la giusta voglia.
Finalmente Castelnuovo si apre innanzi a noi e ancora il cielo s?intestardisce a ricordarci che ancora non è il tempo di riporre l?antipioggia. Qualche curva sulla via del Passo delle Radici e le poche gocce si trasformano in scrosci e grazie alle graziose foglie morte sparse sull?asfalto ci regala sensazioni di inverni passati quando scivolare sul ghiaccio era gioco d?equilibrio; e come un gioco d?equilibrio, vagamente più rischioso, le curve continuano a metterci in difficoltà. Poi, una nuova oasi nel grigio verde dell?autunno ormai imminente, una trattoria ci consiglia la sosta rigeneratrice.
Mai pausa fu più benvoluta e il sontuoso quanto genuino pranzo ci restituisce quella baldanza che in quegl?ultimi metri di salita ci era venuta un po? a mancare. E come scherzo del destino pure il cielo sembra volerci graziare con un?inattesa apertura delle nubi a regalare insperati raggi di sole.
E? un istante e già le moto rombano pronte a ripartire con la speranza di godersi finalmente caldo ristoratore e asfalto meno umido.
E così è. Finalmente, caldi nelle ossa e caldi nel motore ci regaliamo quell?intensa cavalcata che ci porta verso Modena. Un paese dopo l?altro, il bivio per l?Abetone, Pievepélago e poi ancora giù verso Pavullo, in una danza tra l?asfalto, gli alberi e il cielo azzurro, in una dolce nenia a quattro tempi. Ma come ogni attimo di gioia anche quegli istanti volgono al termine e il ritorno alla realtà, quella brusca, rude talvolta, è il ritrovarsi in coda dietro a Tir, auto e furgoni, dritti come fusi in direzione Modena.
Il balzo verso Bologna è solo noia e traffico, traffico, noia e i primi segni di stanchezza fisica e meccanica, che si fanno evidenti.
Poi la Porretana dove finalmente si comincia a intravedere la meta. S?arriva a Monzuno e Loiano, ?Loiangeles?, è là, basta scendere e risalire. Ancora curve e tornanti, tornanti e curve. E poi la meta, i primi amici che si fanno incontro, l?abbraccio, il calore di chi, senza banalità, osiamo chiamare fratello. E come cavalieri che di notte hanno viaggiato, ci lasciamo avvolgere da quel tepore.
E? il tempo della festa, è quello della musica e quel vecchio brano di Dick Dale, Night Rider, continua a rimbombarci nella testa.
- dixie
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Bellissimo racconto!
Poi, conoscendo praticamente tutte le strade che hai citato, l'ho vissuto ancora meglio...
Ancora non ho capito bene dove avete dormito...se mi davate un chiamo magari potevate anche avere un lettuccio... ;)
Prossimo viaggio notturno? :D
Poi, conoscendo praticamente tutte le strade che hai citato, l'ho vissuto ancora meglio...
Ancora non ho capito bene dove avete dormito...se mi davate un chiamo magari potevate anche avere un lettuccio... ;)
Prossimo viaggio notturno? :D
Fondatore ed ex presidente BB dal 2006 al 2009 

è che da Chiavari siamo passati intorno alle 3 :roll: :shock: :lol: :lol: forse non era il caso.... :lol: :lol: :lol:kappa ha scritto:Bellissimo racconto!
Poi, conoscendo praticamente tutte le strade che hai citato, l'ho vissuto ancora meglio...
Ancora non ho capito bene dove avete dormito...se mi davate un chiamo magari potevate anche avere un lettuccio... ;)
Prossimo viaggio notturno? :D
- kappa
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Effettivamente... :roll: :roll: :lol: :lol: :lol: :lol:wolf_orso ha scritto:è che da Chiavari siamo passati intorno alle 3 :roll: :shock: :lol: :lol: forse non era il caso.... :lol: :lol: :lol:kappa ha scritto:Bellissimo racconto!
Poi, conoscendo praticamente tutte le strade che hai citato, l'ho vissuto ancora meglio...
Ancora non ho capito bene dove avete dormito...se mi davate un chiamo magari potevate anche avere un lettuccio... ;)
Prossimo viaggio notturno? :D
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