Il coraggio. 20 giugno 2009, muore ammazzata come un cane in mezzo alla strada a Teheran, Neda, una bella studentessa di 26 anni, che protesta, insieme a migliaia di altre persone, contro la tirannia, l?oppressione, l?incubo di un regime, come quello di Ahmadinejad che non riconosce nessun diritto. Immagini impietose che lacerano il cuore solo a guardarle, mostrano il suo viso coperto di sangue, gli occhi ancora aperti in un ultimo anelito di vita.
Tre date che macchiano indelebilmente le pagine di storia di questo travagliato Ventesimo secolo, tre date che si susseguono a vent?anni esatti una dall?altra, quasi a dimostrare che nulla è stato fatto affinché quest?olocausto non abbia più ragione di essere. Ma in che mondo viviamo se permettiamo che i ?fiori dei nostri giardini? cadano sotto la falce delle dittature, delle tirannie, della follia di despoti che non conoscono regole, pietà, rispetto per la vita?
Che società abbiamo costruito, che leggi abbiamo sancito, che attenzione abbiamo riservato al bene della gente, se abbiamo bisogno del sacrificio di giovani ai quali è stata tolta ogni speranza, ogni felicità, soffocato ogni progetto per il futuro, ogni possibilità di sogno? E non importa se queste tragedie avvengono in altri paesi lontani dal nostro, siamo tutti in qualche modo colpevoli, siamo, che ci piaccia o no, testimoni di un dramma che offende le nostre coscienze, ferisce le nostre anime. E non venite a dirmi che con certi paesi senza onore noi dobbiamo continuare a tenere i rapporti per via degli affari, del profitto di tante nostre aziende che lavorano e prosperano in Cina, come in Iran. Dobbiamo voltare le spalle a questi regimi, costi quello che costi, altro che tendere la mano in nome della pace.
Ordine poliziesco
Quale pace? Con chi ha portato alla disperazione il suo popolo, con chi ha sacrificato la vita dei suoi giovani in nome di un ordine poliziesco, di una repressione malvagia, non ci deve essere dialogo, gli si deve voltare le spalle. Invece tutto il mondo ha omaggiato la Cina in occasione delle Olimpiadi, che col cavolo gliele avrei lasciate fare, quando si sapeva che dietro ai giochi, alle bandiere, alla musica, tanta gente ancora moriva indifesa e ignorata. E sempre col cavolo avrei detto quello che ha detto Obama ad Ahmadinejad, cioè tendo la mano all?Iran per aprire un dialogo. Quale dialogo presidente? Si parla con un tipo che ha minacciato di far sparire Israele dalla carta geografica? Un tipo che come purtroppo abbiamo visto in questi giorni fa sparare su dimostranti inermi che chiedevano la verità, il rispetto dei diritti, la libertà?
Cerchiamo tutti di ascoltare più la voce del cuore, che quella del portafoglio, forse diventeremo meno ricchi, ma più buoni e non è poco.
Pensate alle parole di Jan Palach durante i tre giorni di terribile ma lucida agonia, quando ai medici ha detto: «non si può accettare che un popolo sia portato alla disperazione, sia defraudato di ogni speranza. Io faccio parte di un gruppo di volontari pronti a immolarsi per questa causa. Poiché ho avuto l?onore di estrarre il numero uno, sono stato il primo a cadere». Il suo sacrificio sarà ricordato in tante canzoni, poesie, tragedie, molte strade in molte città del mondo portano il suo nome e a Praga c?è un monumento onorato come un altare, che il presidente Havel gli ha dedicato. Incerte invece sono le parole del ?rivoltoso sconosciuto?, lui era laggiù in mezzo alla piazza Tienanmen, la gente lontana, impaurita. Ma le sue braccia alzate a sfidare i carri, dicevano tutto. Poi, all?improvviso si è arrampicato su quello che lo stava schiacciando e battendo i pugni pare abbia gridato «andate via, lasciateci in pace, lasciateci vivere».
Neda invece, soffocata dal sangue, ha sussurrato solo, «ho un grande bruciore al petto». Ma la madre ha raccontato che la sera prima della manifestazione, quando ha supplicato la figlia di non partecipare perché sarebbe stato pericoloso, Neda aveva risposto: «mamma non si può andare avanti così, abbiamo il dovere di fare qualcosa, di protestare».
Allora io vorrei che un poeta scrivesse una preghiera con parole così dolci e leggere come ali di colomba, affinché salgano lassù, dove questi tre ragazzi riposano nel cielo degli eroi.

DEDICATO A NEDA, E DIDEICATO AI VERI SIMBOLI DI LIBERTA'