Libia

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rjng
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Libia

Messaggio da rjng »

mah..ho seri dubbi che si tratti di missione umanitaria,ha più i tratti di un neocolonialismo,dispostissimo a ricredermi ovviamente,ma i tempi e i modi d'intervento lasciano perplessi,Russia e Cina contrari,Francesi addirittura impazienti,petrolio e soldi,forniture in bilico a seconda di chi vincerà.Han aspettato di vedere come sarebbe finita prima di incominciar a salvar vite umane,uccidendone altre,beninteso.
Ace reunion
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mah...le guerre sono il volano dell'economia e questa crisi ha bisogno di una via d'uscita.
quale occasione più propizia?
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Agi
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Messaggio da Agi »

Il Lupo (America) perde il pelo ma non il vizio....l'europa e' definitivamente morta (l'unica autorita' e' la Banca Centrale e l'unica cosa che ti tiene insieme e' l'euro, che in dieci anni ha fatto solo guai).
In italia hanno deciso per noi, con stranamente una sinistra silenziosa se non plaudente (il nostro Presidente). L'unico che parla come mangia e caca e interpreta la preoccupazione di tutti e , haimé, Bossi, ed e' tutto dire......
Sento adesso nei TG che anche Rifondazione e' contraria....vediamo quante bandiere dellapace in piazza, questa volta... ;)

Auguri, a tutti........ :(
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1-Questa solerte iniziativa francese per il bene dei libici la trovo alquanto arrogante, alquanto criticabile sul piano della coesione di una pretesa Europa Unita e, tutto sommato, anche un po? sporchina verso i membri della Comunità europea.
Quel che conta e' essere arrivati per primi.

2-Sul piano del diritto internazionale, l?intervento armato di Gheddafi sarebbe lecito, perché diretto solo contro i ribelli e non contro la popolazione. E l?occidente, nel considerare gli insorti come rappresentanti di tutto un popolo insorto, è sicuro di stare nel giusto? Le folle rimaste fedeli a Gheddafi non sembrano avallare questa generalizzazione.Né comprendiamo perché ci sia tanta corale animosità contro Gheddafi. Questo signore è lì da quarantadue anni e non è un dittatore più dittatore di altri. Si vorrebbe combattere a favore della popolazione? Ma in Libia il reddito pro capite medio è piuttosto alto e nessuno manca di cibo mentre nella Corea del Nord c?è un dittatore non più democratico di Gheddafi e la gente rischia di morire di fame. E nessuno interviene. La decisione dell?Onu è incomprensibile. Gheddafi non merita alcuna simpatia, ma non è nemmeno il peggiore. È brutale con i ribelli? Qualunque governo che voglia reprimere una rivoluzione lo è. E nessuno si occupa della repressione in Bahrain.

Come mai tanto zelo non e' stato usato per altri paesi magrebini, barhain,Yemen.... La democrazia non si esporta, la si conquista con il sacrificio!!
Vuoi vedere che sotto le ali della difesa dei diritti umani si cela l?oro liquido, maledetto ma necessario.

3-Sarkozy si è compromesso con Gheddafi né più né meno di Berlusconi.
Allora è da chiedersi, come mai questa calorosa amicizia, ora ripudiata, non gli pesa sia all?interno che all?esterno come, invece, a Berlusconi?
La risposta è semplice: perché nell?opposizione francese non ci sono gli imbecilli che ci sono da noi: quelli che il giorno stesso dell?insurrezione libica hanno tappezzato la stampa italiana e di tutto il mondo con foto di Berlusconi che bacia le mani a Gheddafi (secondo un rituale libico ottusamente interpretato come calabraghe). Si è persino giunti a fotomontaggi con Berlusconi indossante una maglietta con l?effige del dittatore, facendoli circolare tra gli immigrati libici.
Nessuna delle foto di Sarkozy con Gheddafi è, invece, circolata tra i libici, a conferma che il senso di superiorità dei francesi nei nostri confronti in certi aspetti non è del tutto infondato.

L'unica mia speranza e' che tutto si concluda al piu' presto e con il minor numero di morti e feriti, noi purtroppo abbiamo bisogno del del petrolio e del gas libici. Se la Libia si trasformasse in uno Stato integralista islamico come la Somalia, saremmo i primi a soffrirne. Con tutti i profughi che arrivano, come riusciremmo ad identificare e respingere i terroristi?
Forse è dalle sue alleanze che l?Italia è obbligata ad allinearsi con gli altri Occidentali: ma lo stesso è triste che non sia stato possibile farci gli affari
nostri :cry: :cry: :cry:
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rjng
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Messaggio da rjng »

Beh,ora la questione diventa più chiara.....dai dubbi dei primi giorni della rivolta stiamo passando alle certezze dei dati di fatto...
La Cina si è accodata alla Russia nel deplorare l'attacco,la Lega delle Nazioni Arabe ha espresso il suo desiderio ad un cessate il fuoco immediato,gli americani ha fatto partire gli aerei.
Direi che il puzzle si stia ricomponendo,la "partita a briscola chiamata o al due,a seconda.."ha messo in chiaro i soci.
Quindi,gli schieramenti....dalla parte della futura(forse)new economy libica
1)America
2)Inghilterra
3)Francia
4)Canada
5)Italia
6)danimarca(?)
altre,varie ed eventuali..
a favore di Gheddafi e pronte a rilevare nelle COMMESSE PER IL PETROLIO E IL GAS..perchè è chiaro che queste son le ragioni del conflitto.
1)Russia
2)Cina
3)percentuale della lega araba
4)varie ed eventuali....e la germania non la racconta giusta nemmeno un pò..


I tempi saran risicati, gli oppositori son potenti,vediamo che succede.
__________________
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primo, per me il colonnello e' un nemico da estirpare, Francia, Inghilterra, Italia, chi lo fa fuori per primo fa solo un'opera pia!
secondo, il cavaliere non solo gli ha baciato la mano, ma gli ha leccato qualcos'altro, permettendo anche a quelle, se vogliamo chiamarle donne credo sia un eufemismo, di essere "convertite" al corano chissa' in quale modo.
E' chiaro che lo "scatolone di sabbia" fa gola a tutti, i cinesi, che si sono gia' comprati mezza Africa, vedono nel gas e nel petrolio libico un affare, i francesi e' ovvio! Noi, abbiamo sempre e solo offerto il fianco ( se lo vogliamo chiamare cosi') a sto beduino cedendogli quote di banche, squadre di calcio etc. risarcendogli i danni di guerra!!!
sara' anche uno sfogo, ma quando vedro' la testa su una picca sinceramente starò meglio!!!!
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rjng
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Messaggio da rjng »

Tratto da www.affaritaliani.it Bechis di Libero ha ricostruito questo scenario.

Retroscena clamoroso: "Sarko' ha manovrato la rivolta libica"

"Prima tappa del viaggio. Venti ottobre 2010, Tunisi. Qui e' sceso con tutta la sua famiglia da un aereo della Lybian Airlines Nouri Mesmari, capo del protocollo della corte del colonnello Muammar El Gheddafi. E' uno dei più alti papaveri del regime libico, da sempre a fianco del colonnello. L'unico - per capirci - che insieme al ministro degli Esteri Mussa Koussa aveva accesso diretto alle residenze del rais senza bisogno di bussare. L'unico a potere varcare la soglia della suite 204 del vecchio circolo ufficiale di Bengasi, dove il colonnello libico ha ospitato con grandi onori il premier italiano Silvio Berlusconi durante le visite ufficiali in Libia. Quello sbarco a Tunisi di Mesmari dura poche ore. Non si sa chi incontri nella capitale dove ancora la rivolta contro Ben Ali cova sotto le ceneri. Ma e' ormai certo che proprio in quelle ore e in quelle immediatamente successive Mesmari getti i ponti di quella che a meta' febbraio sarebbe diventata la ribellione della Cirenaica. E prepara la possibile spallata a Gheddafi cercando e ottenendo l'alleanza su due fronti: il primo e' quello della dissidenza tunisina. Il secondo e' quello della Francia di Nicholas Sarkozy. Ed entrambe le alleanze gli riescono. Lo testimoniano alcuni clamorosi documenti della Dgse (direzione generale della sicurezza estera), il servizio segreto francese e una clamorosa serie di notizie fatte circolare in ambienti diplomatici francesi da una newsletter loro dedicata, Maghreb Confindential (di cui esiste una versione sintetica e accessibile a pagamento). Mesmari arriva a Parigi il giorno successivo, 21 ottobre. E da lì non si muoverà più. In Libia non ha nascosto il suo viaggio in Francia, visto che si e' portato dietro tutta la famiglia. La versione e' che e' a Parigi per delicate cure mediche e probabilmente per un'operazione. Ma di medici non ne vedrai mai nemmeno uno.

"Quel che vedrà invece ogni giorno sono funzionari del servizio segreto francese. Sicuramente ai primi di novembre sono visti entrare all'Hotel Concorde Lafayette di Parigi, dove Mesmari soggiorna, alcuni stretti collaboratori del presidente francese Sarkozy. Il 16 novembre c'e' una fila di auto blu fuori dall'hotel. Nella suite di Mesmari si svolge una lunga e fitta riunione. Due giorni dopo parte per Bengasi una strana e fitta delegazione commerciale francese. Ci sono funzionari del ministero dell'Agricoltura, dirigenti della France Export Cereales e della France Agrimer e manager della Soufflet, della Louis Dreyfus, della Glencore, della Cani Cereales, della Cargill e della Conagra. Una spedizione commerciale, sulla carta, per cercare di ottenere proprio a Bengasi ricche commesse libiche. Ma nel gruppo sono mescolati anche militari della sicurezza francese, travestiti da business man. A Bengasi incontreranno un colonnello dell'aereonautica libica indicato da Mesmari: Abdallah Gehani. E' un insospettabile, ma l'ex capo del protocollo di Gheddafi ha rivelato che e' disposto a disertare e che ha anche buoni contatti con la dissidenza tunisina. L'operazione e' condotta in gran segreto, ma qualcosa giunge agli uomini piu' vicini a Gheddafi. Il colonnello intuisce qualcosa. Il 28 novembre firma un mandato di cattura internazionale nei confronti di Mesmari. L'ordine viene trasmesso anche alla Francia attraverso i canali protocollari. I francesi si allarmano, e decidono di eseguire formalmente l'arresto. Quattro giorni dopo, il 12 dicembre, viene fatta filtrare la notizia proprio da Parigi. Non si indica il nome, ma si rivela che la polizia francese ha arrestato uno dei principali collaboratori di Gheddafi. La Libia si tranquillizza sulle prime. Poi viene a sapere che Mesmari e' in realtà agli arresti domiciliari nella suite del Concorde Lafayette. E il rais comincia ad agitarsi".

"Quando arriva la notizia che Mesmari ha chiesto ufficialmente alla Francia asilo politico, Gheddafi si infuria, fa ritirare il passaporto perfino al suo ministro degli Esteri, Mussa Kussa, accusato di responsabilità nella defezione e nel tradimento di Mesmari. Poi prova a inviare suoi uomini a Parigi con messaggi per il traditore: 'torna, sarai perdonato'. Il 16 dicembre ci prova Abdallah Mansour, capo della radio-televisione libica. I francesi però lo fermano all'ingresso dell'Hotel. Il 23 dicembre arrivano altri libici a Parigi. Sono Farj Charrant, Fathi Boukhris e All Ounes Mansouri. Li conosceremo meglio dopo il 17 febbraio: perché proprio loro insieme ad Al Hajji guideranno la rivolta di Bengasi contro i miliziani del colonnello. I tre sono autorizzati dai francesi a uscire a pranzo con Mesmari in un elegante ristorante sugli Champs Elyse'e. Ci sono anche funzionari dell'Eliseo e alcuni dirigenti del servizio segreto francese. Tra Natale e Capodanno esce su Maghreb Confidential la notizia che Bengasi ribolle (in quel momento non lo sa nessuno nel mondo), e perfino l'indiscrezione su alcuni aiuti logistici e militari che sarebbero arrivati nella seconda città della Libia proprio dalla Francia. Oramai e' chiaro che Mesmari e' diventato la leva in mano a Sarkozy per fare saltare Gheddafi in Libia. La newsletter riservata su Maghreb comincia a fare trapelare i contenuti della sua collaborazione. Mesmari viene soprannominato 'Libyan Wikileak', perché uno dopo l'altro svela i segreti della difesa militare del colonnello e racconta ogni particolare sulle alleanze diplomatiche e finanziarie del regime, descrivendo pure la mappa del dissenso e le forze che sono in campo. A metà gennaio la Francia ha in mano tutte le chiavi per tentare di ribaltare il colonnello. Ma qualcosa sfugge. Il 22 gennaio il capo dei servizi di intelligence della Cirenaica, un fedelissimo del colonnello, generale Aoudh Saaiti, arresta il colonnello dell'aeronautica Gehani, il referente segreto dei francesi fin dal 18 novembre. Il 24 gennaio viene trasferito in un carcere di Tripoli, con l'accusa di avere creato una rete di social network in Cirenaica che inneggiava alla protesta tunisina contro Ben Ali'. E' troppo tardi però: Gehani con i francesi ha già preparato la rivolta di Bengasi. Che scoppierà da li' a qualche giorno..."
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Bellissima questa!! grazie per il post interessantissimo ;) , ho sempre sostenuto che le proteste magrebine erano state montate a regola d'arte dai servizi di Intellig. 8-)
Sarei curioso di sapere come la pensano i sinistri BB che sbraitano sempre in faccende politiche :o :lol: ;)

Leggetevi questo da Il Tempo- Occhio alle date e alle ore. Giovedì 17 marzo il gruppo francese Lactalis annuncia l?acquisto dell?11,42 del capitale della Parmalat. Lactalis è già proprietario in Italia di marchi storici come Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori. Dopo gli scandali dell?era Tanzi, costati miliardi ai piccoli investitori, alle banche e allo Stato, Parmalat è un?azienda risanata, senza un euro di debiti e profittevole. È anche la bandiera del made in Italy in un settore di sicuro sviluppo come quello alimentare. Ha, tra le controllate, anche la Centrale del latte di Roma. Vogliamo chiamarla strategica? Facciamolo pure, anche se da noi, a differenza che altrove, a cominciare proprio dalla Francia, il concetto di strategicità serve più a riempirsi la bocca che a produrre fatti concreti. Questa comunque è la prima foto, scattata appunto sei giorni fa. Ecco la sequenza successiva. Venerdì 18, mattina, consiglio dei ministri. Giulio Tremonti lancia l'allarme: Parmalat è l'ultimo caso di una razzìa che l'industria e la finanza di oltralpe sta attuando nei nostri confini. Prima le pressioni di Groupama sui Ligresti, poi il tentativo di conquista di Edison da parte di EdF, che lui, Tremonti, ha potuto sventare con una moral suasion all'ultimo minuto e solo grazie al fatto che il gruppo francese è pubblico ed è alleato di Enel ed Eni, governativi anche quelli. Quindi l\'Opa di Lvmh su Bulgari. Ora Parmalat. Il ministro annuncia «in tempi rapidissimi, massimo due settimane» un decreto per tutelare le aziende strategiche. Si convoca a palazzo Chigi l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sablière, al quale Tremonti e Gianni Letta chiedono reciprocità, ricordando che la Francia ha varato nel 2005 un decreto che prevede l'autorizzazione governativa per il passaggio in mani estere delle aziende rilevanti per l\'interesse nazionale. Sabato 19, pomeriggio, forum di Confcommercio a Cernobbio. Tremonti annuncia di star facendo «shopping giuridico» per bloccare le scalate straniere, ed invita i giornalisti «a studiare su internet la legge canadese».
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La cessione di Parmalat e' stata bloccata, LVMH e' ormai padrona del settore lusso, bulgari non e' che una piccola briciola, una briciolina che possiede pero' alberghi di lusso oltre che la griffe.
A volte Frankie non e' la mano lunga di investitori stranieri che saccheggia le italiche aziende, ma la mancanza di veri e propri successori in famiglia. ti faccio il caso Calligaris (prima azienda taliana ceduta a LVMH) il vecchio Calligaris ha ceduto la sua azienduccia di tavoli e sedie perche' la figlia preferisce fare il cardiochirurgo, i Ciabatti della EMU anche loro hanno ceduto perche' la Stefania, ultima rampolla, preferisce fare l'avvocato che stare dietro alla fabbrica. I soldi ed il nome se lo sono fatti, l'azienda andra' avanti con capitali illimitati m chi glieo fa fare di stare a penare!!!
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frankie57 ha scritto: Sarei curioso di sapere come la pensano i sinistri BB che sbraitano sempre in faccende politiche :o :lol: ;)
oh, sarò distratto ma di "sinistri" BB che sbraitano sempre non ne ho mai conosciuti :roll:
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frankie57 ha scritto:Bellissima questa!! grazie per il post interessantissimo ;) , ho sempre sostenuto che le proteste magrebine erano state montate a regola d'arte dai servizi di Intellig. 8-)
Sarei curioso di sapere come la pensano i sinistri BB che sbraitano sempre in faccende politiche :o :lol: ;)

Leggetevi questo da Il Tempo- Occhio alle date e alle ore. Giovedì 17 marzo il gruppo francese Lactalis annuncia l?acquisto dell?11,42 del capitale della Parmalat. Lactalis è già proprietario in Italia di marchi storici come Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori. Dopo gli scandali dell?era Tanzi, costati miliardi ai piccoli investitori, alle banche e allo Stato, Parmalat è un?azienda risanata, senza un euro di debiti e profittevole. È anche la bandiera del made in Italy in un settore di sicuro sviluppo come quello alimentare. Ha, tra le controllate, anche la Centrale del latte di Roma. Vogliamo chiamarla strategica? Facciamolo pure, anche se da noi, a differenza che altrove, a cominciare proprio dalla Francia, il concetto di strategicità serve più a riempirsi la bocca che a produrre fatti concreti. Questa comunque è la prima foto, scattata appunto sei giorni fa. Ecco la sequenza successiva. Venerdì 18, mattina, consiglio dei ministri. Giulio Tremonti lancia l'allarme: Parmalat è l'ultimo caso di una razzìa che l'industria e la finanza di oltralpe sta attuando nei nostri confini. Prima le pressioni di Groupama sui Ligresti, poi il tentativo di conquista di Edison da parte di EdF, che lui, Tremonti, ha potuto sventare con una moral suasion all'ultimo minuto e solo grazie al fatto che il gruppo francese è pubblico ed è alleato di Enel ed Eni, governativi anche quelli. Quindi l\'Opa di Lvmh su Bulgari. Ora Parmalat. Il ministro annuncia «in tempi rapidissimi, massimo due settimane» un decreto per tutelare le aziende strategiche. Si convoca a palazzo Chigi l'ambasciatore francese Jean-Marc de La Sablière, al quale Tremonti e Gianni Letta chiedono reciprocità, ricordando che la Francia ha varato nel 2005 un decreto che prevede l'autorizzazione governativa per il passaggio in mani estere delle aziende rilevanti per l\'interesse nazionale. Sabato 19, pomeriggio, forum di Confcommercio a Cernobbio. Tremonti annuncia di star facendo «shopping giuridico» per bloccare le scalate straniere, ed invita i giornalisti «a studiare su internet la legge canadese».
beh sì, c'è anche chi regala Alitalia ad Airfrance o vuole costruire centrali nucleari in "accordo" con i francesi...e perchè poi magari non li regaliamo pure quelle?
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