La cattiveria nasce da sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia. Viene da un vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello, un vuoto in cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene strappato via.Ryu Murakami, (1952-vivente), scrittore e regista giapponese
Buona definizione, autopsia di un sentimento proiettato spessatamente verso l'esterno ed oggidì sovente riscontrabile.
Quasi uno stato di galleggiamento nel quale sono immerse costantemente molte persone, frequentemente quelle che "il male" ed "il dolore" non sanno in realtà neanche dove sia.
Mi permetto però di dissentire sull'uso della parola solitudine che rassembla un'area troppo ampia per esser sintetizzata.
V'è da distinguere una solitudine interiore, una solitudine che è isolamento, cui penso si riferisca la citazione, ed è l'impermeabilità al mondo esterno, alla comunicazione, agli affetti, ed una solitudine che è invece la necessità di star da soli con se stessi, pensare e ritrovare il tempo per applicar senso alle cose intraprese.
Solitudine rara a farsi quest'ultima, ma necessaria e salvifica in un mondo che corre, consuma e fa chiasso. Tutto in eccesso.
Bene, psichiatricamente vi saluto e consiglio, casomai foste animati da cattiveria o melanovisione, di guardare fuori in questa magnifica giornata, farvi un giretto (meglio se con una scrambler) appena potete, osservare qualche spicciola gentilezza ad un/una collega senza peraltramente aspettarvi un grazie di ritorno.
Ci son persone che hanno una finestra davanti tutto il giorno, la vedono da sdraiati, al più da seduti, per anni.
Stranamente non son cattivi ma ne avrebbero ben d'onde ... perchè ?
Evançon ha scritto:Buona definizione, autopsia di un sentimento proiettato spessatamente verso l'esterno ed oggidì sovente riscontrabile.
Quasi uno stato di galleggiamento nel quale sono immerse costantemente molte persone, frequentemente quelle che "il male" ed "il dolore" non sanno in realtà neanche dove sia.
Mi permetto però di dissentire sull'uso della parola solitudine che rassembla un'area troppo ampia per esser sintetizzata.
V'è da distinguere una solitudine interiore, una solitudine che è isolamento, cui penso si riferisca la citazione, ed è l'impermeabilità al mondo esterno, alla comunicazione, agli affetti, ed una solitudine che è invece la necessità di star da soli con se stessi, pensare e ritrovare il tempo per applicar senso alle cose intraprese.
Solitudine rara a farsi quest'ultima, ma necessaria e salvifica in un mondo che corre, consuma e fa chiasso. Tutto in eccesso.
Bene, psichiatricamente vi saluto e consiglio, casomai foste animati da cattiveria o melanovisione, di guardare fuori in questa magnifica giornata, farvi un giretto (meglio se con una scrambler) appena potete, osservare qualche spicciola gentilezza ad un/una collega senza peraltramente aspettarvi un grazie di ritorno.
Ci son persone che hanno una finestra davanti tutto il giorno, la vedono da sdraiati, al più da seduti, per anni.
Stranamente non son cattivi ma ne avrebbero ben d'onde ... perchè ?
azz !:shock:
Tradotto ..insomma qui ci vuole un "sedatavo " o un po di patonza !
:D
Al giorno d?oggi, quindi, saper ?stare in solitudine? è necessità o virtù????
Trovo molto importante saper stare soli con se stessi, isolarsi, per rigenerare il proprio io interiore. Invece chi ha la necessita' di stare in compagnia con gli altri ha paura della solitudine.
Solitudine o isolamento ?
E' soltanto questione di equilibrio.
frankie57 ha scritto:Al giorno d?oggi, quindi, saper ?stare in solitudine? è necessità o virtù????
Trovo molto importante saper stare soli con se stessi, isolarsi, per rigenerare il proprio io interiore. Invece chi ha la necessita' di stare in compagnia con gli altri ha paura della solitudine.
Solitudine o isolamento ?
E' soltanto questione di equilibrio.
buona solitudine a tutti ;)
è una virtù necessaria
....anche perché a mio avviso molta di quella che chiamiamo erroneamente compagnia non è altro che banale e sterile condivisione di uno spazio ristretto.
Clock Dva ha scritto:
....anche perché a mio avviso molta di quella che chiamiamo erroneamente compagnia non è altro che banale e sterile condivisione di uno spazio ristretto.
Purtroppamente vero in molti casi, svariata gente chiama "compagnia" il telo sopra il vuoto davanti a se stesso e cerca vicinanza umana come una guardia del corpo a difesa dai propri fantasmi.
Non è che la solitudine sia indispensabile, ma è come il silenzio o la capacità di ascoltare gli altri, attitudini in via d'estinzione.
Vi ricordate "Anni affollati" di Gaber ? ...riprende vagamente il tema ...