ELOGIO ALLE C.D. "ZAVORRINE"
Inviato: 24 set 2007, 19:53
Vorrei riportarvi integralmente un articolo che ho notato sull'ultimo numero di una nota rivista customista; secondo me è giusto elogiare coloro che, nel bene e nel male, si aggrappano alle nostre schiene, a volte smorzando i propri lamenti solo per amore...
Bisogna ammetterlo... essere la donna di un motociclista non deve essere una cosa semplice. Noi abbiamo una concezione del mondo leggermente diversa rispetto alla gente comune. La nostra idea di appuntamento galante si limita ad un pub con la musica dal vivo. Il nostro concetto di musica classica è "SpeedKing" dei Deep Purple. Ci emozioniamo davanti ad un Pan ben restaurato e, se va bene, ci addormentiamo davanti a quei film che a loro piacciono tanto e non ci spieghiamo perche continuino a guardare con un certo timore "Easy Rider". L'odore della benzina è da preferire a quello della lavalnda e del gelsomino. Per noi l'abbigliamento classico è jeans, maglietta e giubotto di pelle. La cravatta è un oggetto di costrizioni che molti di noi sono costretti ad usare ma che andrebbe esposto al castello di Cagliostro nella sala degli strumenti di tortura. quando diamo un appuntamento, loro ci mettono una settimana per prepararsi... e noi arriviamo sotto casa sgasando e strombazzando come pazzi per farci ben sentire da tutto il vicinato. Loro scendono più belle che mai, minigonne mozzafiato su tacchi chilometrici e, guardandoci con aria sconsolata, tornano subito in casa a cambiarsi. Vengono ugulamente in moto con noi anche se spesso le releghiamo su stapuntini posteriori che definire sellini passeggero sarebbe un eufemismo, magari attaccati con ventose a parafanghi che corrono pericolosamente ad un dito dal pneumatico e i polpacci tremendamente vicini a scarichi roventi. senza un appiglio decente e con il rischio di scivolare via ad ogni colpo di gas. Si sacrificano per migliaia di chilomentri, portando probabilmente zaini pesantissimi perché "le borse proprio non mi piacciono" e abbiamo magari anche il corraggio di arrabbiarci se devnon fare pipì ogni venti chilometri, se tutte le tappe sono una scusa per rifarsi il trucco, o se quando si arriva da qualche parte loro, con occhi dolcissimi, ci apostrofano un "amore non sto molto comoda". E non importa che ci sia il sole, la pioggia, una tempesta di vento o un caldo torrido, per noi tutto è normale, fa parte dell'essere motociclisti ma per loro è una tortura che sopportano a denti stretti... o quasi. Ma quanta pazienza hanno? Ma ci pensate? Quanti di voi farebbero la stessa cosa? Voglio ringrazare queste done che continuano ad accompagnarci nonostante tutto. Donne capaci di regalarci un sorriso nonostante la grandine, donne che continuano a essere sensuali anche tutte sporche e con i moscerini tra i dentil. Donne che capiscono la nostra "malattia" e che molte volte ci assecondano, proprio come si fa con i pazzi e che non si stupiscono se ci sentono parlare da soli in garage, perché sanno che non stiamo parlando da soli... Donne che riescono addirittura ad essere gelose di questi dinosauri a due ruote che noi ci ostiniamo a chiamare moto. Ma come potremmo non amarle? E poi, ammettiamolo, la strada non sarebbe la stessa senza di loro!
di Marco A.
Bisogna ammetterlo... essere la donna di un motociclista non deve essere una cosa semplice. Noi abbiamo una concezione del mondo leggermente diversa rispetto alla gente comune. La nostra idea di appuntamento galante si limita ad un pub con la musica dal vivo. Il nostro concetto di musica classica è "SpeedKing" dei Deep Purple. Ci emozioniamo davanti ad un Pan ben restaurato e, se va bene, ci addormentiamo davanti a quei film che a loro piacciono tanto e non ci spieghiamo perche continuino a guardare con un certo timore "Easy Rider". L'odore della benzina è da preferire a quello della lavalnda e del gelsomino. Per noi l'abbigliamento classico è jeans, maglietta e giubotto di pelle. La cravatta è un oggetto di costrizioni che molti di noi sono costretti ad usare ma che andrebbe esposto al castello di Cagliostro nella sala degli strumenti di tortura. quando diamo un appuntamento, loro ci mettono una settimana per prepararsi... e noi arriviamo sotto casa sgasando e strombazzando come pazzi per farci ben sentire da tutto il vicinato. Loro scendono più belle che mai, minigonne mozzafiato su tacchi chilometrici e, guardandoci con aria sconsolata, tornano subito in casa a cambiarsi. Vengono ugulamente in moto con noi anche se spesso le releghiamo su stapuntini posteriori che definire sellini passeggero sarebbe un eufemismo, magari attaccati con ventose a parafanghi che corrono pericolosamente ad un dito dal pneumatico e i polpacci tremendamente vicini a scarichi roventi. senza un appiglio decente e con il rischio di scivolare via ad ogni colpo di gas. Si sacrificano per migliaia di chilomentri, portando probabilmente zaini pesantissimi perché "le borse proprio non mi piacciono" e abbiamo magari anche il corraggio di arrabbiarci se devnon fare pipì ogni venti chilometri, se tutte le tappe sono una scusa per rifarsi il trucco, o se quando si arriva da qualche parte loro, con occhi dolcissimi, ci apostrofano un "amore non sto molto comoda". E non importa che ci sia il sole, la pioggia, una tempesta di vento o un caldo torrido, per noi tutto è normale, fa parte dell'essere motociclisti ma per loro è una tortura che sopportano a denti stretti... o quasi. Ma quanta pazienza hanno? Ma ci pensate? Quanti di voi farebbero la stessa cosa? Voglio ringrazare queste done che continuano ad accompagnarci nonostante tutto. Donne capaci di regalarci un sorriso nonostante la grandine, donne che continuano a essere sensuali anche tutte sporche e con i moscerini tra i dentil. Donne che capiscono la nostra "malattia" e che molte volte ci assecondano, proprio come si fa con i pazzi e che non si stupiscono se ci sentono parlare da soli in garage, perché sanno che non stiamo parlando da soli... Donne che riescono addirittura ad essere gelose di questi dinosauri a due ruote che noi ci ostiniamo a chiamare moto. Ma come potremmo non amarle? E poi, ammettiamolo, la strada non sarebbe la stessa senza di loro!
di Marco A.