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Era scritto nelle stelle.
Certo, il Toscano non lo sapeva; non ancora, almeno.
Sicché continuava a pulire la sua T100 bianca e nera con cura e tranquillità, godendosi il tepore di quella tarda mattina di inizio Giugno. I colli intorno a Firenze sotto ai quali era adagiata la sua casa, riscaldati dal sole, mandavano per l’aria un profumo d’erbe e di vita. Il Toscano accese una sigaretta e riprese la sua opera: curare la sua moto gli dava soddisfazione quasi quanto guidarla. Quasi.
Una folta criniera bianca, occhiali in metallo lucido e degli occhi da brigante su di un viso intrigante avevano un certo ascendente sulle donne. Così quando il Toscano con la sua Bonneville faceva la passeggiata a Piazzale Michelangelo, più di qualche sguardo femminile gli prendeva, per così dire, le misure.
Ma Renata l’aveva incontrata altrove.
Quella biondina dal naso camuso e dal fisico prorompente aveva posto fine alla sua carriera da scapolo. Il Toscano sorrise andando col pensiero alla notte appena trascorsa, intanto che cambiava le candele.
Gran donna, la Renata.
L’unico difettuccio era proprio legato alla moto. Certo, lei lo seguiva volentieri nelle gitarelle domenicali sennonché alla domanda :”ti sei divertita?” seguiva invariabilmente :” si, un’ c’è male… ma la tu’ guida..”
Altrettanto invariabilmente il Toscano interrompeva la frase;quell’accenno di critica al suo modo di guidare lo mandava in corto circuito.
“Senti bene, Chiappette d’oro, guido la moto da trent’anni e non c’è proprio niente che non vada; ho bastonato chiunque abbia provato a starmi davanti e questo è quanto”
A questo aggiungeva anche altro, per la verità, ma essendo in dialetto fiorentino stretto non lo riporteremo, per non gravare il lettore di una lunga traduzione.
Poi la Renata sapeva come fargli passare il malumore e tutto finiva lì.
Proprio mentre il Toscano stava dando il tocco finale agli specchietti comparve sull’aia la donna.
“Renata, oggi si va sulla stradina budellosa che corre sopra Firenze; si guarda il panorama e si corre un po’. Ti garba?”
“Mi garberebbe, ma vo’ ora con delle amiche; si fa due chiacchiere e ci si beve un caffettino. Sarà per la prossima”. Gli mandò un bacio con la punta delle dita e si avviò.
Un velo di disappunto comparve sul viso del Toscano, fugato velocemente dall’idea della corsa solitaria. E poi, al bivio per il Mugello c’era quel baruccio dove tutti i motociclisti si fermavano dopo le sfide… e qualche bella ragazza c’era sempre da poter ammirare. Poco dopo il Toscano e la sua Bonnie dondolavano sulle curve morbide dei colli fiorentini.
Ad un tratto la sua attenzione venne attirata da un rombo alle sue spalle; pochi istanti e una Truxton rossa lo sorpassò languidamente, e gli si piazzò davanti, invitandolo alla gara. Agitare un drappo davanti a un Miura avrebbe avuto lo stesso effetto.
Il Toscano scalò la marcia, aprì la manetta e si portò davanti all’incauto… solo fino alla prima curva dove la Trux lo infilò senza pietà.
“Ah, allora ci sai fare! E allora diamoci dentro e ti fo vedere chi l’è il Toscano”
Ma per quanto si impegnasse e desse fondo alla sua abilità, peraltro notevole, quella maledetta Truxton continuava a sculettargli davanti impertinente e leggiadra. Sicché si vide battuto e non gli restò altro da fare che seguire l’avversario fino al baruccio al bivio dove, come tradizione, avrebbe pagato da bere al vincitore.
Fermò la moto nel piazzale del bar, poco discosto dalla Truxton rossa. In quel momento il pilota si stava togliendo l’integrale ed esplose una zazzera bionda che lasciò interdetto il Toscano.
Poi la zazzera si voltò verso di lui, con un bel sorriso sotto al naso camuso e facendogli l’occhiolino lo apostrofò: ” ‘un guidi male, te l’ho detto… ma la tu’ guida l’è … lenta, caro il mio ometto…”
Il Toscano esplose in un ruggito che si diluì in una risata.
L’avrebbe sposata la Renata.

Storie da BB,
o no?

Ceccomannaro

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